Timori e sacrifici degli italiani per un futuro che è già diventato presente

 

A séguito del via libera da parte del Senato alla manovra finanziaria presentata dal governo Monti e della conseguente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della legge di conversione del cosiddetto “Decreto Salva Italia”, gli italiani hanno brindato al 2012 addentando pasticcini farciti di amarezza e sorseggiando calici ricolmi di Ace.

Ci piacerebbe immaginare l’una come variante dell’amaretto e l’altra come bevanda analcolica da consumare in un agriturismo gremito di cavalli chiamato Equitalia: leggendo il testo della legge scopriamo invece che l’Ace è l’Aiuto alla crescita economica previsto dalla manovra. E ancora, ascoltando le notizie degli ultimi giorni sui crescenti attentati contro le agenzie incaricate alla riscossione dei tributi (Equitalia, ndr), ci torna alla memoria la mole di cartelle esattoriali finora recapitateci e sùbito dobbiamo abbandonare la magia del maneggio… In un futuro che per gli italiani è già diventato presente non vi è spazio per alcun dubbio: i conti pubblici parlano chiaro al punto tale da dovervi mettere mano quanto prima; al punto tale da avere incaricato all’uopo un governo tecnico e non più politico che ha confezionato per le festività un pacchetto di misure urgenti per fronteggiare la crisi economica e assicurare stabilità finanziaria e crescita (vedi www.lucidamente.com/11478-Il-pacco-natalizio-del-governo-monti/) trasformando il 2012, più che mai, in un tempo di bilanci familiari, ripensamenti, rinunce. In tre parole, incertezza sul futuro.

L’innalzamento dell’età pensionabile a 62 anni di vecchiaia per le donne del settore privato dal 2012 e la fut ura equiparazione delle stesse agli uomini – 66 anni di vecchiaia – hanno sconvolto da un giorno all’altro la vita di chi, in virtù dell’entrata in vigore della nuova legge, ha visto passare e scomparire sotto i propri occhi i requisiti oramai maturati per la cessazione del rapporto di lavoro per pensionamento. Non ci è ancora dato di sapere come riuscirà a mantenere economicamente i propri figli disoccupati fino a un’età indefinita – considerato il drastico calo dei posti di lavoro degli ultimi tempi e quello a venire – chi percepirà la pensione sulla base del nuovo meccanismo che prevede per tutti, dal 2012, l’introduzione del sistema contributivo e il blocco delle rivalutazioni Istat per le pensioni che eccedono i 1.400 euro. Per di più, dal punto di vista occupazionale, il futuro non promette nulla di buono, come ha confermato il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera: «La situazione è anche peggio di quello che ci aspettavamo. Siamo in recessione, se qualcuno aveva ancora dubbi». Del resto, chi poteva avere incertezze dopo la visibile commozione che ha sorpreso il neoministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Elsa Fornero, nel pronunciare la parola “sacrifici” (vedi www.lucidamente.com/11394-Tasse-e-sacrifici-madonna-ministra-fornero-piange-la-madonna-cattolica-mai/)?

La reintroduzione dell’imposta comunale sulla casa – che in occasione del restyling è stata denominata Imu e che prevede una corposa rivalutazione della rendita catastale pur in presenza di detrazioni per figli a carico minori di 26 anni di età – e il progressivo incremento dell’Iva a partire da ottobre 2012 rischiano di rompere l’equilibrio economico, già precario, delle famiglie medie italiane. Queste ultime, composte da consumatori finali, subiranno appieno gli aumenti dell’imposta sul valore aggiunto per la pressoché totalità dei prodotti e servizi acquistati. Da qualche tempo oramai, per molti italiani l’idea di risparmiare una parte anche esigua dello stipendio è divenuta una chimera: alcuni di loro riescono a stento a mantenersi fino alla fine del mese; altri invece devono constatare, loro malgrado e ancora una volta, che il saldo del conto corrente appare stampato in rosso. Non ci stupiamo dunque se alla mensa della Caritas siederanno anche persone che mai avrebbero immaginato di avere tanta dignità; quella di chiedere un aiuto per sopravvivere.

Sarebbe semplicistico pensare che questa recessione possa essere scongiurata grazie a pochi gesti da parte di tutti, come un periodo di austerity sull’esempio di quello imposto nel periodo 1973-74 o l’incentivazione al consumo di prodotti interni – a partire dalle vetture assegnate alle cariche pubbliche e ai Corpi dello Stato sull’esempio già seguìto dai francesi e dai tedeschi – o similari tipologie di congetture economiche. Purtroppo la risoluzione del problema non è semplice e il fatto di appartenere all’Europa dei nostri giorni non ci è di aiuto: la gravissima recessione che ha colpito la Grecia, quella più silente ma in continuo aumento vissuta dalla Spagna, le perplessità sul futuro dell’euro manifestate dalla Francia e dalla Germania, fanno tremare ancor di più gli italiani, proprio mentre stanno vivendo questo delicato momento di “commissariamento tecnico-finanziario” nel quale non dovrebbero esistere spazi per proteste sterili ma soltanto per proposte costruttive, in vista di un fine che interessa tutti indistintamente: il salvataggio della moneta unica e dell’Unione europea.

La nuova manovra finanziaria ha tagliato surplus e immaginario degli italiani: dal 2012 risulta infatti più arduo perfino partire per luoghi anche vicini – oltre che per gli spostamenti che impone la vita quotidiana – in compagnia di letture che permettano di evadere con la fantasia, essendo aumentate le accise di benzina, gasolio e gas auto ed essendo stato attuato un taglio dei contributi all’editoria e prevista la loro totale abolizione dal 2014. Il presidente del Consiglio Mario Monti ha detto: «Abbiamo chiesto agli italiani di fare dei sacrifici per poter rilanciare l’economia del nostro Paese». Abbiamo appena festeggiato i 150 anni dell’unità d’Italia. Se i nostri antenati sono stati capaci di affrontare guerre, carestie, divisioni e unificazioni, anche noi sapremo uscire da questo tunnel. L’Italia ha diritto a un futuro di speranza. Lo dobbiamo a noi stessi e alle nostre generazioni future.

L’immagine: una locandina del film 2001: Odissea nello spazio (1968, titolo originale: 2001: A Space Odyssey; regia di Stanley Kubrick; © Mgm, Polaris, Stanley Kubrick Productions, tutti i diritti riservati).

Emanuela Susmel

(LucidaMente, anno VII, n. 73, gennaio 2012)

Aggiungi un commento

Effettuare il login per inviare un commento.

Torna alla Home