Riflessioni e risate in compagnia di Angela Finocchiaro e Michele Di Mauro, protagonisti della commedia teatrale “Openday” di Walter Fontana

I dubbi e le difficoltà di due genitori nella scelta della scuola superiore più adeguata per la figlia quattordicenne: questo è il tema centrale di Openday, la commedia di Walter Fontana, con la regia di Ruggero Cara, portata in scena   in questi giorni in giro per l’Italia da Angela Finocchiaro e Michele Di Mauro. Se poi, come accade nella storia recitata, la figlia è un’adolescente che preferisce chattare nei social network piuttosto che parlare con la madre – separata dal marito –, la situazione si complica ulteriormente.

La vicenda viene narrata all’interno di un’unica scenografia, l’atrio di una fantomatica scuola nella quale il progresso tecnologico sembra assumere più importanza dei contenuti didattici: un istituto privato – al costo di 10 mila euro l’anno – collocato al 67° piano di un grattacielo, in ambienti aperti alle visite dei genitori prima ancora di essere completamente ristrutturati. La ripresa di una registrazione video per manifestare al dirigente scolastico caratteristiche e attitudini della figlia è l’occasione, per i due ex coniugi, di interrogarsi sulle loro capacità genitoriali. Così, a ogni quesito richiesto, lo spettatore si addentra nelle problematiche legate all’adolescenza, alla disfatta di un matrimonio e perfino alle loro recondite incomprensioni dei coniugi separati con i rispettivi genitori.

Un dialogo fra due persone, ininterrottamente sullo stesso argomento, un paio di ore di incalzante divertimento: per un obiettivo così ambizioso è determinante la qualità del cast, composto da due soli attori. L’abilità interpretativa della Finocchiaro viene confermata. Dopo averla vista recitare, fra gli altri, nei recenti film Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord, la ritroviamo in teatro, con la consueta simpatia e con una mimica facciale unica nel suo genere. Di Mauro si rivela una buona spalla, mostrandosi particolarmente abile nell’interpretazione di alcuni passaggi, tra cui una disciplina orientale di rilassamento, momento di condiviso divertimento. Il ruolo della figlia adolescente – elemento fondamentale nella storia – è così reale nel dialogo dei genitori da non necessitare di essere interpretato direttamente: appare infatti, quasi impercettibile, personificato dalla stessa Finocchiaro, nella scena iniziale e in quella finale della commedia.

Il tema centrale della storia narrata è più che mai concreto: le incomprensioni apparentemente interminabili fra due diverse generazioni; il timore dei genitori per un insuccesso professionale – e soprattutto personale – dei figli, spesso legato alla consapevolezza dei limiti di questi ultimi; la responsabilità del raggiungimento di un mediocre risultato educativo attribuita, a vicenda, all’altro genitore; la diversa valutazione della portata dei problemi da parte delle madri e dei padri. Preoccupazioni, queste, che resteranno sempre attuali, pure con il susseguirsi delle generazioni.

L’immagine: la locandina di Openday.

Emanuela Susmel

(LucidaMente, anno VII, n. 76, aprile 2012)

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